UN POTENTE ALLEATO DA GESTIRE CON CURA
Fra i dispositivi più richiesti delle ultime settimane ci sono sicuramente le lampade germicide, apparecchi che sfruttano i raggi ultravioletti per sterilizzare le superfici degli oggetti uccidendo gli agenti patogeni presenti.
Vediamo un po’ più nel dettaglio come funzionano queste lampade, se sono efficaci anche contro il nuovo coronavirus, quali sono i rischi e quali i dispositivi più utili.
Radiazione ultravioletta germicida (UVGI)
La lampade germicide sfruttano un metodo di sterilizzazione detto radiazione ultravioletta germicida (UVGI). Le “lampadine” presenti in questi dispositivi emettono raggi ultravioletti UV della categoria C (per questo detti UV-C, presenti anche nella luce solare) caratterizzati da una lunghezza d’onda molto corta, solitamente circa 2537 Angstrom (254 nm).
Quando i raggi ultravioletti UV-C colpiscono microorganismi quali virus o batteri, sono in grado di scatenare delle mutazioni nelle loro caratteristiche molecolari, in particolare su DNA ed RNA, uccidendo così gli agenti patogeni o rendendoli sostanzialmente innocui.
Questo metodo di sterilizzazione è usato da diversi anni come strumento per sanificare ambienti ed oggetti, capace di garantire un livello di efficacia pari al 99,99%. Probabilmente sarà capitato a tutti di visitare uno studio dentistico e di vedere strumenti o utensili esposti alla luce UV-C proprio per esigenze di sterilizzazione.
Efficacia contro il COVID-19
Le lampade germicide sono quindi efficaci contro il COVID-19? Al momento non esistono studi scientifici che abbiano testato direttamente l’effetto dei raggi UV-C sul nuovo coronavirus e ne abbiano confermato con ragionevole certezza l’efficacia.
Esistono però studi che hanno dimostrato l’efficacia degli UV-C su agenti patogeni molto simili al COVID-19, come ad esempio la SARS o la MERS, due tipologie di coronavirus considerate molto simili nelle loro caratteristiche al nuovo coronavirus.
L’uso degli UV-C è inoltre suggerito come potenziale metodo in casi di emergenza per poter sterilizzare e riutilizzare mascherine o altri dispositivi di protezione già usati, benché in questo caso l’efficacia possa essere più ridotta per via della presenza di più strati di tessuto caratterizzati da porosità, e sia sempre meglio fare affidamento su mascherine nuove (sempre che siano disponibili).
In attesa di esperimenti diretti è dunque lecito supporre con ragionevolezza che i raggi UV-C siano in grado di disattivare efficacemente il COVID-19 così come avviene per SARS, MERS e per la maggior parte degli altri agenti patogeni potenzialmente pericolosi per l’uomo.
Rischi dei raggi UV-C
È necessario ricordare che i raggi UV-C sono pericolosi non solo per virus e batteri, ma anche per l’uomo: gli effetti negativi di questi raggi si applicano infatti a qualunque essere vivente e noi non siamo un’eccezione.
Si raccomanda quindi di non utilizzare lampade germicide per sterilizzare la propria pelle e di tenerle lontane dagli occhi, in quanto i raggi UV-C potrebbero causare ustioni alla pelle (con potenziali effetti cancerogeni) e problemi di vista temporanei o permanenti.
Si tratta quindi di dispositivi che vanno utilizzati con accortezza e solamente su elementi inorganici, come ad esempio uno smartphone, un paio di occhiali, monete, banconote, o altri oggetti di uso quotidiano che vogliamo sterilizzare.
Come utilizzare le lampade germicide
L’efficacia delle lampade germicide dipende nello specifico da due fattori: il tempo di esposizione e la vicinanza alla sorgente luminosa. Più prolungata sarà l’esposizione agli UV-C, più questa sarà letale per i microorganismi; inoltre più la sorgente degli UV-C sarà ravvicinata, più la sterilizzazione sarà efficace.
Questo significa che non sarà sufficiente una passata con una lampada germicida per sterilizzare la tastiera del vostro computer, ma sarà necessario un tempo di esposizione prolungato (solitamente almeno 15 minuti) a distanza relativamente ravvicinata.
Diversi enti e organizzazioni di levatura mondiale, come WHO, EPA, CDC, ASHRAE e molti altri consigliano l’uso dei raggi UV-C per la disinfezione di acqua ambienti e sistemi dell’aria condizionata.
I raggi UV-C sono utilizzati tutti i giorni principalmente in:
Industrie alimentari e farmaceutiche per disinfettare aria e superfici degli ambienti di produzione, disinfettare i contenitori dei prodotti (packaging), isolare zone “protette” per la produzione ed il confezionamento dei prodotti, come le camere bianche, da zone a rischio contaminazione. Questi interventi aumentano notevolmente la sicurezza e la conservazione dei prodotti che acquistiamo con molti vantaggi per la salute, visto che non lasciano residui e permettono di evitare o ridurre l’uso di disinfettanti chimici, che invece possono rilasciare residui pericolosi sui prodotti.
Strutture ospedaliere, per evitare la trasmissione, e quindi il contagio, di pericolosi batteri o virus che possono essere presenti nell’aria o trasportati per contatto da malati o visitatori, come la TBC e la Legionella.
Sistemi di condizionamento dell’aria, per evitare il fastidioso e pericoloso formarsi di muffe e batteri all’interno delle centrali di trattamento aria o nelle canalizzazioni, responsabili delle Building Related Illness (BRl) o "Malattia correlata all'edificio" alveoliti allergiche estrinseche, infezioni da virus e funghi e da rickettsie, asma bronchiale, febbre da umidificatori, febbre di Pontiac e legionellosi, asma e Sick Building Syndrome. Molti eserciti prevedono sistemi UV-C per prevenire attacchi biologici come la dispersione di Antrace nelle condotte.
Sistemi di trattamento delle acque destinate al consumo umano e animale e all’uso sanitario, per eliminare tutti i microrganismi che potrebbero essere presenti nelle acque provenienti da pozzi, cisterne e acquedotti. Questo sistema è obbligatorio dopo un filtro a carboni attivi, come ad esempio nei distributori di acqua che stanno sempre più prendendo piede nelle città.
Non esistono limiti alle possibili applicazioni dei raggi UV-C; anche in ambienti domestici sono usati per evitare il formarsi di muffe sui muri, per allontanare gli acari dalla camera da letto, per mantenere salubre l’aria all’interno di un locale, per trattare l’acqua.
I raggi UV-C riescono anche ad eliminare gli odori e i depositi di grasso nelle cucine industriali e nel settore ristorazione in genere, coadiuvate anche dall’emissione di Ozono.
I raggi UV-C penetrano i corpi (ionizzazione)?
I raggi UV-C non possono penetrare i corpi solidi, a differenza delle radiazioni ionizzanti come raggi X e Gamma, questi ultimi molto pericolose per l’uomo anche a basse dosi. Per l’eliminazione dei microrganismi con i raggi UV-C è necessario che questi si trovino sulla superficie di un oggetto o che siano trasportati dall’aria.
Che effetto hanno i raggi UV-C sul corpo umano?
Una irradiazione continuativa di occhi e pelle potrebbe provocare eritemi e congiuntiviti, normalmente risolvibili in poche ore, tuttavia è bene evitare di esporsi direttamente anche per brevi periodi a fonti di raggi UV-C a breve distanza. Per evitare esposizioni dirette è sufficiente frapporre fra se stessi e la fonte UV-C qualsiasi materiale non trasparente alla luce visibile (abiti, camici o tute di cotone o lana) o anche vetri e plastiche trasparenti (maschere, caschi, occhialiappartenenti alle categorie sopra descritte.
Che effetto hanno i raggi UV-C sulle superifici plastiche?
I raggi UV-C sono assimilabili ai raggi solari, anche se non trasmettono calore. Come i raggi solari possono tuttavia tendere a ingiallire i materiali plastici esposti per lungo tempo, specialmente se di colore bianco.